domingo, 17 de octubre de 2010

"La siesta del ciprés" review by Arpeggi -Italia



Per quanto -coi tempi che corrono- sia sempre più difficoltoso riuscire ad emergere tra l’ingente quantitativo di uscite che affollano il mercato con famelica ricorrenza, “La Siesta del Ciprès” dell’argentino Federico Durand -sotto licenza Spekk Records- appare alle nostre orecchie come uno dei più onesti e toccanti manifesti in termini di ambient music da qualche mese a questa parte.
Per apprezzarne in pieno i meriti é sufficiente ritirarsi all’abbandono di fronte al senso di equilibrio che predomina la struttura del disco.
Melodie appena sbuffate che pescano ispirazione e delicatezza dalle fasi del sonno -così forti di controllo maniacale del processing- a smuovere con discreta eloquenza i sensi dell’ascoltatore. La sensazione è un pò quella di voler prendersi cura di una bellezza, gestita senza fare troppi clamori.
Una musica che da facile diventa difficile (“La Siesta Del Ciprés”) quando costringe la lentezza alle estreme conseguenze (“El Mundo Secreto Della Montana”), facendosi carico di sprigionare microsuoni dal mondo dei sogni à la Colleen (“Mi Pequeno Mundo De Papel”) o delicati autismi in sincrono Celer (“Luna”).
D’altronde, quando la sindrome da arte generativa è dietro l’angolo (“Los Alerces Del Patio”) Brian Eno si limita ad essere uno soltanto tra le tante referenze possibili, colto in fragrante tra piccole solitudini a sistema binario (“Pudu Tu Nombre Es Tobias”) o una forma di gentilezza meditativa capace di riscattare svolazzi impressionistici a mezz’aria (“Nos Alejamos De La Casa Sobre La Nieve”).
Tenetelo d’occhio.

Roberto Pizzichetta

Thank you very much Arpeggi, F. D.