martes, 17 de noviembre de 2015

Magical Imaginary Child ~ Review by Music Won't Save You (Italy)

Sempre più intense e diffuse si fanno le frequentazioni giapponesi di Federico Durand, come del resto è naturale che sia, vista la delicatezza impressionistica e il fragile equilibrio che caratterizzano la sua peculiare tavolozza elettro-acustica. Dopo Tomoyoshi Date, con il quale condivide l’ormai stabile progetto Melodía, è ora la volta di un altro tra i più ispirati sperimentatori ambientali nipponici, il prolifico Chihei Hatakeyama, l’incontro con il quale è avvenuto proprio in occasione dell’ultimo tour che durante lo scorso anno lo ha nuovamente condotto in Giappone.
Da quell’incontro sono scaturite le quattro lunghe tracce adesso raccolte in “Magical Imaginary Child”, realizzate attraverso l’esclusiva combinazione tra le modulazioni chitarristiche dell’artista orientale e le registrazioni ambientali impresse su nastro da parte di quello sudamericano. Oltre alla naturale curiosità che ha sempre spinto entrambi i musicisti alla collaborazione, motore dell’ispirazione che ha condotto al lavoro è stata – si legge nelle note di copertina – una piccola statua del Buddha conservata in un tempio nei dintorni dell’abitazione di Hatakeyama, dove i quattro brani sono stati registrati.
Il contesto, la suggestione concettuale e la sensibilità che accomuna entrambi gli artisti hanno costituito gli elementi propedeutici a donare a “Magical Imaginary Child” una marcata sensazione domestica e meditativa, che attraverso minuti dettagli compositivi e variazioni graduali definisce una materia sonora dolcemente evocativa. Mentre i primi due brani sono pressoché uniformemente incentrati su morbidi loop e frequenze basse, appena intessuti da fremiti e ologrammi di field recordings, i due – più lunghi – restanti presentano qualche increspatura in più, determinata dalle irregolarità dei nastri, che infine si trasformano esse stesse in riflessi adamantini.
È questo il suggello e probabilmente il fine ultimo delle vaporose modulazioni sviluppate da due artisti dalla spiccata sensibilità minimale, la cui interazione non ha prodotto una sommatoria meccanica degli elementi da ciascuno di loro apportati al progetto comune, bensì ha plasmato cinquanta minuti di ambience raccolta, cinematica, spiritualmente avvolgente.