FEDERICO DURAND – A través del espejo
(12k, 2016)*
I diari sonori di viaggio di Federico Durand, dopo aver avuto per oggetto luoghi fisici (“El libro de los árboles mágicos”, “El Estanque Esmeralda”) e trasceso gli orizzonti temporali della memoria (“Música para Manuel”),
attraversano ora i confini immaginari della fantasia e insieme quelli
organici delle particelle sospese nell’aria attraversata da luci e forme
rifratte.
Come da titolo, “A través del espejo” nasce infatti dal vagheggiamento
di attraversare la superficie di uno specchio e dalla parallela
fascinazione da parte dell’artista argentino per il loop di immagini
prodotto dalla collocazione di due specchi uno di fronte all’altro.
Il viaggio “attraverso lo specchio” è
condotto da Durand con la consueta delicatezza minimale incentrata su
stille acustiche, field recordings e micro-suoni assortiti, giustapposti
a creare minute iterazioni armoniche, sospese in un’ambience granulosa,
che ben rappresenta la suggestione dalla quale l’album è scaturito.
Nonostante la sua idea di base, anzi proprio in ragione della stessa, “A
través del espejo” è tutt’altro che un lavoro piatto o uniforme, in
quanto Durand utilizza gli specchi non in maniera autoreferenziale ma
appunto come semplici mezzi per riflettere immagini dotate di propria
autonoma identità. Le immagini, dunque, sono nuovamente protagoniste
della sua ricerca concettuale e sonora, anche se nell’occasione
catturate e proiettate verso uno spazio fisico e mentale in(de)finito.
Seguendo questo processo, prendono forma
esili rifrazioni armoniche, generata da meccanismi come quelli di
delicati carillon, incentrati su rilucenti vibrazioni acustiche
(“Mirador en la montaña (Viewpoint In The Mountain)”, “Linternas junto a
la laguna (Lanterns Beside The Lake)”) o su cadenzate note pianistiche
(“El jardín encantado (The Enchanted Garden)”). Nell’universo
elettro-acustico di Durand suoni reali e prodotti da fonti analogiche si
combinano in molecole aleggianti in ambienti ovattati e sognanti
(“Canción de la Vía Láctea (Milky Way Song)”) o scorrono su binari
paralleli, instillando iterazioni che ancora una volta scandagliano la
memoria attraverso i diversi mezzi di dolci narcolessie (“Recuerdos en
Super 8 (Memories On Super 8)”) e di istantanee di voci cristallizzate
in un altrove spazio-temporale (“Hora de dormir (Time To Sleep)”).
Solo i pulviscolari detriti atmosferici
in dissolvenza della conclusiva title track rivelano che, in fondo, si è
trattato di visioni originate da sogni o da semplici artifici fisici,
quelli appunto di un gioco di specchi, una magia semplice, affascinante e
dispensatrice di infiniti dettagli, metafora perfetta per
l’impressionistica sensibilità sonora di Federico Durand.
*disco della settimana dall’11 al 17 gennaio 2016
~Thank you very much Music Won't Save You for this review! F.